La casa Iacp in regalo a 500mila famiglie.
Letteralmente in regalo. È la sorpresa del Piano
casa che il consigliere economico di Palazzo Chigi, Renato Brunetta, eurodeputato
di Forza Italia ha confezionato per Silvio Berlusconi. Che, peraltro, l'ha
già qualificato come una delle leve strategiche per la prossima campagna
elettorale.
Propaganda della peggior specie o riformismo visionario? «Ci si arriva per
gradi - replica Brunetta -. C'è un milione di case popolari gestito a vario
titolo oggi: l'8-10% sono negozi, parcheggi o magazzini, hanno un valore di
mercato. Il 20% poi è di un qualche pregio. Sono tutte unità vendibili: si
stima che valgano 20-30 miliardi, altre fonti portano questa somma anche a
cinquanta. Dunque, lo Stato incassa, chiude gli Iacp (con un costo di circa 5
miliardi) e non perde nulla perché oggi sono solo gestioni in passivo
ripianate di volta in volta da denaro pubblico». E, quindi, si arriva al
regalo: «Con i fondi recuperati si può far fronte a vendite solo simboliche
regalando di fatto gli immobili in cui abitano a circa 500mila famiglie. Lo
Stato non rinuncia a nulla perché gli Iacp sono tutti in passivo e il
patrimonio relativo a una gestione strutturalmente passiva non vale nulla.
Certo ci vorranno le cautele del caso: vincoli di inalienabilità, di
riutilizzo perché va evitata ogni forma di speculazione. Poi bisogna definire
i criteri per determinare gli aventi diritto: reddito, nucleo familiare,
fasce d'età, titolo di occupazione. Lo Stato incasserebbe la tassa di
registro (poca cosa) e i Comuni le tasse locali oggi ampiamente non pagate».
Brunetta è radicale, come sempre: «Si rivitalizza un mercato, si rende
efficiente un patrimonio, si riavvia la manutenzione, si crea un volano
incredibile di domanda. Ma soprattutto si libera dal condizionamento e dai
ricatti un milione di persone; si supera la deteriore cultura del fondo per
gli affitti sociali, delle graduatorie, delle occupazioni abusive. Si può
tornare a parlare di nuove case per le altre fasce di bisogno: con il
capitale rinveniente (senza contare i passivi che cessano di esistere) si
possono creare nuovi strumenti finanziari per altre costruzioni per nuove
coppie, ad esempio, per gli immigrati. Penso a un fondo rotativo con cui
attivare nuovi mutui, ad esempio».
La lezione appresa da Palazzo Chigi è quella di De Soto, l'economista
peruviano ispiratore di certe politiche di Lula, che parla di
«rivitalizzazione del capitale morto». Eppoi - continua Brunetta - «la
vendita rende liberi, mentre gli inquilini oggi sono schiavi della clientela
politica di ogni colore: ci sono da anni inquilini che vogliono comperarsi le
case in cui abitano, hanno costituito comitati, stanno ancora lottando contro
gli ideologismi dei Comuni in cui sono residenti perché nessuno vuole
vendere. Ci sono leggi che già adesso impongono di vendere dal 50 al 75%
delle case popolari e finora si è ceduto solo il 15 per cento».
Già, le leggi. E ce ne vorrà un'altra per mandare in porto questo Piano così
ambizioso che «sarebbe in tutta Europa un esempio unico di politica sociale
della casa con forti contenuti di solidarietà». Un piano così ambizioso che
viene da pensare come mai non sia stato fatto prima e sia stato escogitato
solo per la campagna elettorale: «Qui si parrà la nobilitate del Governo
Berlusconi. È vero: i tempi sono stretti. Ma io spero, e sto lavorando a
questo, che si possa utilizzare già da subito la legge Finanziaria - continua
il consigliere di Berlusconi -: basterebbe un emendamento ben fatto. So bene
che questa proposta ha dei nemici: sono le Regioni, i Comuni e le burocrazie
che fino ad oggi hanno gestito questa mostruosità, questo non-mercato. Invece
bisogna ricominciare daccapo: constatare il fallimento della cultura
urbanistica della sinistra che ha prodotto i Corviale, gli Zen, le Vele e
tutta la cultura dell'equo canone, sintesi del fondamentalismo dossettiano e
comunista. Un disastro che ha portato a un Paese con l'80% di case di
proprietà e una totale mancanza di un vero mercato degli affitti».
L'operazione-regalo non va in questa direzione: «È vero. - continua Brunetta
- Sono onesto: ormai è difficile tornare indietro. La proprietà è stata la
risposta all'equo canone, all'edilizia sovvenzionata e popolare vecchio
stile. Il mercato si è vendicato così».